La sensibilità è un dono prezioso che ci da’ la possibilità di provare emozioni forti, percepire quelle degli altri, provare empatia e vedere il mondo con degli occhi attenti e profondi.
C’è un luogo comune molto diffuso, sia per gli adulti che per i bambini: considerare la sensibilità come qualcosa di negativo, come sinonimo di debolezza.
UN BAMBINO SENSIBILE NON È UN BAMBINO DEBOLE.
UN ADULTO SENSIBILE NON È UN ADULTO DEBOLE.
La sensibilità non è qualcosa che dev’essere curata, come se fosse una malattia, un difetto di fabbrica.
Un bambino sensibile va solo aiutato a convogliare la sua delicatezza d’animo in una risorsa, a percepirla come una parte importante di sè, una parte che lo rende unico, speciale, che lo fa brillare di una luce ancora più accesa.


Capire come si sente l’altra persona, essere capaci di mettersi nei panni degli altri, cogliere l’anima delle cose, avere uno sguardo che vada oltre la superficie, per arrivare laddove qualche persona non riesce ad arrivare, sono doti da preservare.
Avvalorano le relazioni sociali, e, se pensate in un futuro lavorativo, possono essere di particolare rilievo per mansioni dove il contatto umano è preponderante, dove avere uno sguardo profondo sulla vita, sulle persone e sulle cose è un valore aggiunto fondamentale.
La sensibilità è un pregio, un’opportunità.
Spesso essere sensibili significa anche dover essere coraggiosi. Dover trovare la forza di andare oltre le parole che possono ferire, oltre l’arroganza di chi pretende di essere migliore.
Oltre chi crede che la sensibilità sia un’ammaccatura, un problema.
Diamo la possibilità e il tempo a ogni bambino sensibile di scoprirsi, concepirsi meraviglioso, accettarsi così come è, anche se arrossisce, si nasconde, ha bisogno di fiducia e ha tempi diversi.
Noi adulti abbiamo il compito di non farlo mai sentire sbagliato.
Un adulto sensibile non è sbagliato.
Un bambino sensibile non è sbagliato.
