“Cosa hai fatto a scuola?”
“Non uscire coi capelli bagnati”
“Stai bene?”
“Stai male?”
Nessuno chiede: “SEI FELICE?”.
Umberto Galimberti, filosofo, sociologo, psicoanalista e accademico, giornalista italiano ha tenuto un incontro a Jesolo in data 10/12/19 sul tema “Dialogo con la generazione del nichilismo attivo”.
Dal suo discorso sembra emergere la responsabilità che hanno gli adulti nei confronti della crescita di questi ragazzi che non vengono chiamati per nome, che la società condanna prima di aiutare, che sono pieni di potenzialità che non riescono ad emergere.
Solleva l’importanza del dialogo a partire da bambini, della relazione di cura.
Il bambino nasce senza avere un orientamento nel mondo.
Come asserisce Freud, nei primi sei anni di vita si formano definitivamente le mappe cognitive (il modo in cui conosco) e le mappe emotive (che emozioni mi procurano gli eventi del mondo e i miei comportamenti). Recentemente le neuroscienze accorciano i tempi e indicano i primi tre anni come terreno fertile per queste formazioni.
Nei primi anni di vita, questo è certo, si formano le mappe cognitive del bambino che sono la loro rappresentazione del mondo e il modo in cui lo conoscono.
Se il bambino da piccolo non è abituato ad essere interpellato, a porre l’attenzione su come si sente, non ci possiamo sorprendere se poi da adolescente metterà blocchi, muri, assenza di dialogo. Bisogna parlagli prima e ascoltarlo prima -invita Galimberti.
L’ascolto deve essere un ascolto non del tipo “Ti ascolto però dopo ti dico”, ma bensì “Ti ascolto perché sono curioso di sentire”.
Un ascolto a cuore aperto.
Galimberti sottolinea anche l’importanza di aiutare i bambini a costruirsi un’identità positiva attraverso il riconoscimento positivo.
Se la mamma, la nonna, la maestra dicono al bambino che non è intelligente, che è un cretino, il bambino costruirà la sua identità su quelle parole; viceversa se gli si dice che è buono, bravo, ecc., sarà più facile che l’identità in costruzione sia positiva. I bambini devono orientarsi nel mondo e hanno bisogno dell’aiuto dell’adulto.
Solo così saranno capaci di riconoscere da adolescenti e da adulti i propri sentimenti, le proprie passioni, la propria felicità. Attraverso un dialogo che, secondo gli esperti, dovrebbe iniziare molto presto, quasi dalla culla.
